venerdì 29 ottobre 2010

Ritorno al futuro (1985)


Ritorno al futuro
Back to the Future, USA, 1985, colore, 116' (1h 56')
Regia di Robert Zemeckis

Visto ieri sera al CineCity di Trieste con Jacopo e Veru.

Marty McFly (Michael J. Fox) è un mediocre teenager americano con due inetti genitori - il padre George (Crispin Glover) è vessato da Biff (Thomas F. Wilson), collega ed ex-compagno di scuola che lo tormenta, mentre la madre Lorraine (Lea Thompson) è una semi-alcolizzata disillusa dalla vita - e due fratelli pelandroni. Una sera il professor 'Doc' Brown (Christopher Lloyd), eccentrico scienziato amico di Marty, informa il ragazzo di aver inventato una macchina del tempo (montata per motivi estetici su una DeLorean). Per scappare da un gruppo di terroristi libici a cui Doc ha sottratto del plutonio (indispensabile per produrre l'energia necessaria per poter viaggiare nel tempo), Marty finisce nel 1955 dove incontra i suoi genitori prima che questi si mettano assieme. Marty ha così due compiti: cercare di far innamorare i suoi genitori per evitare di scomparire dall'esistenza e cercare di tornare indietro al 1985 grazie all'aiuto del Doc del passato. Ovviamente ci riuscirà e, anzi, scoprirà che la sua vita e quella dei suoi genitori sono cambiate in meglio.

Ritorno al futuro è un culto per più di una generazione ed è stato riproiettato su grande schermo e in qualità digitale in occasione del 25° anniversario dell'uscita nelle sale. Difficile dire perché questo film sia diventato così importante in questi anni. Probabilmente per l'abilità degli attori, per la regia pulita e per la sceneggiatura lineare e senza forzature (in realtà ce n'è almeno una, ma è praticamente trascurabile nel complesso del film).
Quello che in realtà mi piace far notare è come cambia il modo di vedere il film col cambiare dell'età. Quando lo vidi per la prima volta, una ventina d'anni fa, ricordo di essere rimasto molto più colpito dalla scena del fulmine alla torre dell'orologio che da tutto il resto. Questa volta, invece, ho trovato quella scena un po' troppo artificiosa (Doc che scivola, il cavo che s'incastra, la DeLorean che non parte, ...) mentre era molto più interessante la ricostruzione storica degli anni '50 e la storia d'amore decisamente non comune (a memoria non ricordo un'altra occasione in cui il protagonista non cerca di conquistare la protagonista femminile ma, viceversa, cerchi di farla innamorare di un altro. Forse solo il Cyrano, ma in quel caso il fine di Cyrano è diverso). Inoltre il rivederlo al cinema (e non magari distrattamente in televisione) mi ha fatto apprezzare piccole cose che prima mi erano sfuggite, come il barbone sulla panchina che ha lo stesso nome del sindaco che nel 1955 cerca di farsi rieleggere o il fatto che nella banda di Biff ci fosse un giovanissimo Billy Zane, probabilmente al suo esordio cinematografico.

giovedì 21 ottobre 2010

Inception (2010)


Inception
Usa, 2010, colore, 148' (2h 28')
Regia di Christopher Nolan

Visto ieri sera al CineCity di Trieste con Veru.

Dom Cobb (Leonardo DiCaprio) è un ladro che si infiltra nei sogni della gente per rubare informazioni segrete. Quando Mal (Marion Cotillard), la moglie di Cobb, appare come proiezione in uno di tali sogni e fa fallire un importantissimo colpo ai danni del ricco uomo d'affari Saito (Ken Watanabe), Cobb, per salvare la pelle, decide di lavorare per lo stesso Saito. Il patto è il seguente: Cobb avrà salva la vita e potrà tornare in America dai suoi figli, da cui ha dovuto scappare alcuni anni prima accusato dell'omicidio della moglie, se riuscirà ad innestare un'idea nella mente di Robert Fisher, il figlio del rivale in affari di Saito. Cobb accetta e riunisce una squadra: Arthur (Joseph Gordon-Levitt), il suo storico socio; Eames (Tom Hardy), un falsario capace di assumere identità diverse nei sogni della "vittima"; Yusuf (Dileep Rao), un chimico capace di creare potenti anestetici e Arianna (Ellen Page) una studentessa d'architettura assoldata per creare il mondo in cui i sogni si svolgeranno. Alla squadra si aggiungerà anche Saito per controllare che il lavoro venga portato a termine. Il piano è di creare tre diversi livelli di sogno ma qualcosa va storto: nel terzo livello Saito muore, così Cobb e Arianna sono costretti ad entrare in un quarto livello per salvare il giapponese. In questo "livello aggiuntivo" Cobb troverà Mal, la moglie (o, meglio, una sua proiezione creata da Cobb) e si scoprirà che il processo di inserire un'idea nella mente di qualcuno era già stato fatto prima di allora. Diversi anni prima, infatti, Cobb e Mal vivevano in un sogno dove si erano costruiti un mondo perfetto; Cobb però voleva tornare alla realtà e quindi aveva inserito nella mente della moglie l'idea che quello non fosse il mondo reale e l'unica cosa che restava da fare ai due amanti era suicidarsi nel sogno per potersi svegliare. Una volta ridestatisi, l'idea continuò a ronzare nella testa di Mal finché non questa decise di suicidarsi di nuovo nel tentativo di svegliarsi da quello che lei credeva essere un ulteriore sogno. Cobb riesce ad eliminare (l'idea di) Mal, recupera Saito e si risveglia. Il piano ha avuto successo e Cobb può riabbracciare i figli, ma resta aperta la possibilità che quello sia un ulteriore livello di sogno.

Caldamente consigliato da diversi amici, il film risulta in realtà abbastanza deludente, sotto molti punti di vista. Quasi tutto si riconduce, in realtà, al fatto che l'intera sceneggiatura andava rivista e limata (tra le altre cose: Cobb braccato aspetta 2 ore in una stanza d'albergo di cui i figli hanno il numero di telefono? Se per svegliarsi basta cadere, com'è che nei sogni a turno ognuno cade ma nessuno si sveglia? Da quando in qua in un labirinto «deve esistere una scorciatoia»?). La regia dei combattimenti è particolarmente brutta: è spesso difficile capire chi si sta affrontando e chi sta vincendo (mi dicono che ultimamente i combattimenti a Hollywood si girano così. Sarà vero, ma ciò non toglie che siano incomprensibili). Escher è interessante, ma viene usato male (la città è veramente piegata su sé stessa ma le scale sono un'illusione ottica?). Certe scelte di regia risultano difficili da capire (Nolan ci mostra l'architetta che costruisce il suo "totem" ma non ci fa vedere quando lo usa. Ovviamente Nolan può mostrarci la donna che va a prendere il pane, se vuole, senza che questo influisca su alcuna delle altre scene. Il fatto è che in un film millimetrico come questo, una scena così futile lascia perplessi gli spettatori). Il finale appare un po' tirato via (come si sveglia Cobb? Ovvero, dopo che metà film è incentrato sulla sincronizzazione dei "calci", vedere Cobb che si sveglia "a schiaffo" è deludente). Sembra quasi che Nolan avesse il cliffhanger dell'architetta che cade, la fine sull'aereo e li abbia attaccati nel modo più semplice: giustapponendoli.
So bene che ognuna delle cose che ho elencato è un'inezia. Ma sono inezie che si sommano. Il problema è che se l'idea di fondo fosse stata estremamente innovativa e spettacolare (stile primo Matrix, per dire) oppure se l'intera regia fosse stata perfetta oppure se l'intera sceneggiatura fosse stata perfetta, forse si poteva passar oltre tutte queste piccolezze. L'idea del sogno nel sogno è tutt'altro che originale. Lo è certamente l'idea di inserire un pensiero nella mente di un altro, ma è un po' poco per gridare al genio. Non è un film brutto, intendiamoci: i veri film brutti sono altri. Però zoppica, e anche vistosamente.