venerdì 15 febbraio 2013

What Is Love (2012)


What Is Love
Austria, 2012, colore, 80' (1h 20')
Regia di Ruth Mader

Visto al Trieste Film Festival alla Sala Tripcovich.

Il film è diviso in cinque episodi, in ognuno dei quali ci vengono mostrati dei momenti di vita di una diversa persona.
Nel primo seguiamo una giovane e single oculista mentre guida, mentre lava l'auto, mentre lavora, mentre sta a casa a pensare, mentre mangia assieme alla sua famiglia, mentre coccola il nipotino (figlio di sua sorella) e mentre balla in discoteca (con indosso una maglietta con la scritta "What love", chiaro riferimento al titolo del film).
Nel secondo vediamo un lungo dialogo in piano sequenza in cui Walter, impiegato di banca di mezza età, discute con sua moglie Eva del loro matrimonio. Lei gli rinfaccia di lavorare sempre fino a tardi e di stare poco con lei e con i figli, così Walter si organizza per poter lavorare da casa. Seguono momenti di vita della famiglia: Eva che stende il bucato, la figlia piccola che gioca, la famiglia durante una gita al fiume e Walter che guida l'auto.
Nel terzo episodio seguiamo un prete, mentre prega, mentre si veste e si prepara per la Messa, mentre confessa, mentre distribuisce volantini (probabilmente per salvare la sua chiesa dalla chiusura) e mentre prega da solo.
Nel quarto seguiamo un'operaia (con una non ben chiara mansione in una non precisata fabbrica) mentre lavora, mentre si trucca e mentre cura un giardino, e parallelamente seguiamo suo figlio mentre parla di moto e mentre sega delle cassette di legno.
Nell'ultimo episodio seguiamo un guardaboschi (?) sposato e con tre figli. Sua moglie lo rimprovera di non vestirsi mai elegantemente quando i due escono per qualche occasione speciale e - dopo un dialogo surreale in cui il marito ripete parola per parola ciò che ha detto la moglie un istante prima per essere sicuro di aver capito - l'uomo promette di portarla ad un concerto e di indossare più spesso la cravatta. Seguono momenti di vita della famiglia: una gita al lago, lei che suona la chitarra, lui che cammina in un bosco, loro al concerto, la famiglia che prega, lei che rifà i letti dei figli e il suo.

C'è poco da dire sul film, visto che c'è poco nel film. L'intento del regista è chiaro: sono tutte diversi modi di vedere l'amore. All'oculista manca, e lo si capisce dalla vuota routine delle sue giornate e da come si coccola il nipotino; Walter ce l'ha ma sta scemando (dice chiaramente alla moglie che, in una scala da 1 a 10, il loro amore è un 2) ma resiste per il bene dei figli; nel prete c'è l'amore per Dio e per la sua parrocchia; nell'operaia c'è quello per il figlio; nell'ultima storia l'amore è di nuovo per la famiglia, ma diverso da quello di Walter. Il problema è la staticità, l'immobilità del film. Se rappresentare l'amore tramite i gesti quotidiani può essere interessante, sicuramente non lo è dilatare i tempi in questa maniera. Mostrare Walter che guida non ci aiuta in alcun modo a comprendere o a farci avvicinare al suo amore. Ci aiuta solo ad annoiarci. Esattamente come annoia vedere la donna protagonista dell'ultimo episodio intenta nel rifare i letti (spesso, peraltro, fuori campo). E come buona parte del resto delle scene, a parte rarissimi momenti in cui l'operazione può essere giustificata.