lunedì 1 luglio 2013

Aspromonte (2012)


Aspromonte
Italia, 2012, colore, 78' (1h 18')
Regia di Hedy Crissane

Visto ieri a Maremetraggio al Teatro Miela.

Per ottenere la sua firma su un documento di vendita del mobilificio di famiglia, il dottor Torquato Boatti (Franco Neri) dà la caccia al fratello Marco (Andrea De Rosa) che sta girando l'Aspromonte con la sua band. I due riescono a incontrarsi e Torquato offre al fratello i 25.000 € che costituiscono la sua parte dei soldi ricavati dalla vendita. Marco però rifiuta per principio, dal momento che i due non si vedono dalla morte del padre - morte che Marco si è perso perché Torquato non lo ha fatto entrare in ospedale essendosi presentato completamente ubriaco. Marco decide, quindi, di fuggire senza firmare il documento. Torquato ritiene che il fratello sia stato rapito e chiede aiuto ad Aldo Massa (Pier Maria Cecchini), il migliore guardaboschi della zona, per ritrovarlo.
Una sera Torquato trova sullo specchio della sua camera d'albergo un messaggio in cui si chiede di pagare un riscatto per rivedere Marco vivo. Torquato e Aldo girano a caso per l'Aspromonte finché non ritrovano Marco che non era stato affatto rapito ma se la sta spassando in un fiume con delle ragazze.
Il contratto per la vendita del mobilificio salta, ma Torquato e Marco ricostruiscono il legame fraterno perso alla morte del loro padre.

Il film, evidentemente realizzato con intenti propagandistici per mostrare le bellezze dell'Aspromonte, è di fatto penoso. Gli attori - tutti! - hanno gravi difficoltà con la recitazione, il montaggio è atroce e a volte sembra addirittura tagliare pezzi di dialogo, la sceneggiatura è talmente scadente che merita di essere analizzata a parte.
La sceneggiatura di questo film andrebbe additata a modello per mostrare come non si scrive per il Cinema. I dialoghi sono vuoti, pieni di buchi, ricchi di pause assolutamente fuori luogo. Le situazioni che vorrebbero essere comiche e che dovrebbero alleggerire il film sono semplicemente imbarazzanti. Si alterna dell'enciclopedismo fine a sé stesso (evidentemente nell'intento propagandistico di cui sopra) a una sfilza di scene completamente inutili e che non portano a niente. Cito, ad esempio: il personaggio che, seppur voltato di spalle, riesce a capire cosa sta facendo Torquato in quel momento; la mezza storia con la donna sposata che ad un certo punto sparisce per non riapparire mai più; tutti i mille personaggi improbabili che danno consigli non richiesti a Torquato solo per giustificare la sua "redenzione" a fine film; la telefonata con cui scopre che la moglie lo tradisce con il suo assistente, e anche di questa cosa non si parlerà più per il resto del film. E poi c'è il mio preferito: la scritta sullo specchio con la richiesta del riscatto per Marco. A parte che arriva a metà film, dopo che Torquato si è già convinto che il fratello sia stato rapito, ha avuto la mezza storia con la donna sposata e ha già passato mille avventure. Ma la domanda è: chi l'ha scritta? E perché? Marco non è stato rapito, non sa che il fratello crede che lui sia stato rapito e non gli interessano i soldi di Torquato (lo dice chiaramente all'inizio); nessuno degli altri personaggi mostra anche solo il minimo interesse al denaro né lascia trasparire in alcun modo di essere l'autore di quella scritta. E allora? Qual è il senso di quella scena? Tirare avanti il film ancora venti minuti? Far girare ancora Torquato e Aldo a caso (perché, diciamocelo, i due girano assolutamente a caso per tutto il film) finché, per pura fortuna, non trovano Marco?
Il film poi non finisce (i due fratelli si ritrovano e la storia muore là, sospesa) mentre sui titoli di coda scorrono i ciac sbagliati e il backstage, come nelle peggiori commediacce americane.
Un film completamente sbagliato. Sarebbe stato più onesto e più interessante realizzare con lo stesso sforzo produttivo un documentario o uno spot turistico sull'Aspromonte, sfruttando eventualmente il traino "zelighiano" (nel senso della trasmissione televisiva) di Franco Nero per fargli fare la voce fuori campo. Così, invece, il prodotto è meno che dozzinale e persino la forza delle immagini e la bellezza dei posti si perdono e non arrivano dove dovrebbero.

Aquadro (2013)


Aquadro
Italia, 2013, colore, 95' (1h 35')
Regia di Stefano Lodovichi

Visto ieri a Maremetraggio al Teatro Miela.

Amanda (Maria Vittoria Barrella) è una sedicenne che in gita scolastica si innamora di Alberto (Lorenzo Colombi). Una sera che i genitori di Amanda non ci sono, lei invita Alberto a casa ma quando i due ragazzi sono in intimità sul letto, lui all'improvviso si alza e se ne va. Arrivato a casa, Alberto si confida con Nanà (Ilaria Giachi), una webcam girl con cui è solito intrattenersi. Cercando in Internet il nick Skype di Alberto, Amanda scopre che il ragazzo frequenta le chat per guardoni. All'inizio la ragazza è spaventata, ma poi comincia a giocare in webcam con Alberto, facendogli un quiz sulle di lei abitudini e spogliandosi lentamente a ogni risposta esatta del ragazzo. Alberto, ossessionato dalle webcam, comincia a filmare Amanda col cellulare in ogni occasione.
Durante un'assemblea studentesca, i due ragazzi rubano le chiavi di un'aula e lì fanno sesso - Amanda per la prima volta. Tutta la scena è ripresa da Alberto col cellulare. Una volta a casa, Alberto manda a Nanà il video pensando che la web girl sia una sua amica ma la ragazza gli sbatte in faccia la realtà: lei è solo pagata per parlare con lui. Ne nasce un diverbio in cui Alberto insulta Nanà dicendole di non essere nessuno. La ragazza allora si vendica pubblicando il video su Internet. Il giorno dopo tutta la scuola lo viene a sapere e, per deridere Amanda, qualcuno riproduce con lo spray il peculiare tatuaggio che la ragazza ha disegnato e si è fatta fare e che simboleggia il suo amore per Alberto.
Alberto va a parlare con Amanda, cercando di spiegare ma lei lo affronta a brutto muso. Alberto allora rivela ad Amanda di essersi fatto anche lui lo stesso tatuaggio, nonostante la sua risaputa avversione per i tatuaggi. Amanda rimane interdetta e si scopre ancora innamorata di Alberto. I due scappano di casa, per paura di affrontare i rispettivi genitori, e si rifugiano in Austria. Dopo un po', però, si rendono conto del loro errore e decidono di tornare a casa, con la promessa di restare sempre assieme e non lasciarsi mai.

Aquadro, spiace dirlo, è praticamente un corto allungato. Spiace dirlo perché in realtà il film è ben diretto da Stefano Lodovichi, alla sua prima esperienza con un lungometraggio intero (intero perché Lodovichi è uno dei 29 nomi che figurano come regista de Il pranzo di Natale), e ben interpretato da tutto il cast. Però risulta chiaro che la vicenda avrebbe potuto essere sviluppata compiutamente in soli 30 minuti. Certo, le varie fasi della storia sono raccontate con una maggior dovizia di particolari, ma purtroppo risultano vuote e prive di spessore, e questo rende noioso il film che altrimenti avrebbe potuto portare ottimi spunti di riflessione.
Il racconto dei due ragazzi viene condotto con attenzione, con un garbo e una cura che solitamente molti film non hanno. Gli sceneggiatori (lo stesso Stefano Lodovichi assieme a Davide Orsini) sono riusciti a rendere credibili i rapporti tra i sedicenni di oggi, cosa non facile e su cui molti film sono caduti e cadono ancora. Però si nota anche come, a volte, per portare a casa il risultato si forzi un po' troppo la realtà (per esempio: il fatto che Amanda abbia un avocado in casa; il fatto che Alberto viva da solo e possegga una carta di credito; il fatto che la web girl sia gelosa di un ragazzino; il fatto che in un solo giorno tutta la scuola sia a conoscenza del video con Amanda). Insomma, io credo che, nonostante la sceneggiatura abbia vinto nel 2012 il Premio Internazionale Mattador, un minimo di revisione avrebbe giovato al film. Tanto più che il messaggio di fondo è bello, forte e, una volta tanto, non retorico. Ecco perché questo senso di incompiutezza e, a tratti, di faciloneria spiace ancora di più.
Tecnicamente, ripeto, il film è buono: Lodovichi ha una regia pulita e interessante e mi farebbe piacere vederlo alla prova con altri copioni, ma questo film ahimé zoppica un po' troppo.