giovedì 8 settembre 2011

Sacro e profano (2008)


Sacro e profano
Filth and Wisdom, UK, 2008, colore, 81' (1h 21')
Regia di Madonna

Visto stanotte su Rai Movie.

Andreij (o A.K. come a lui piace essere chiamato) è la voce narrante del film. A.K. (Eugene Hütz) è un cantante che, per guadagnare i soldi che gli servono per fare i concerti, rende reali le fantasie sadomaso dei suoi clienti. Durante la giornata aiuta Christopher Flynn (Richard E. Grant), un professore cieco, ex scrittore, che ha smesso di scrivere una volta persa la vista. A.K. ammira molto le poesie di Christopher, tanto che le usa come ispirazione per i testi delle sue canzoni. A.K. vive con due ragazze: Juliette (Vicky McClure), una farmacista che ruba le medicine al suo capo, Sardeep (Inder Manocha), un indiano vessato dalla moglie e dai numerosi figli, che è segretamente innamorato di lei e Holly (Holly Weston), ballerina di danza classica da 16 anni, senza lavoro fisso. Holly, su consiglio di A.K., si mette a fare la ballerina di lap dance, anche se gli inizi sono duri e la ragazza si vergogna molto di dover esibire il suo corpo per denaro. Mentre è a cena con Holly, il professor Flynn incontra un vecchio "amico" che lo prende pesantemente in giro e questo causa a Christopher un tale rifiuto della sua condizione che lo porta a chiudersi ancor più in sé stesso. Quando Sardeep scopre che Juliette ruba nel negozio, ne segue un furioso litigio e la ragazza si licenzia dicendo di voler andare in Africa ad aiutare i bambini che muoiono di fame. Per farsi perdonare della sfuriata, Sardeep trova un lavoro a Juliette come crocerossina in Africa e le paga anche il biglietto d'aereo. Nel frattempo Holly, con il costume da scolaretta con cui aiuta A.K. nel lavoro di masochista, finalmente si sblocca nel lavoro di lap dancer cominciando a guadagnare un sacco grazie alle mance. A.K. trova finalmente un ingaggio e Christopher, ascoltando le sue poesie musicate da A.K., riconosce la forza delle sue parole e decide di riprendere a scrivere, grazie anche ad una macchina per scrivere in braille. Juliette parte per l'Africa, Sardeep si riconcilia con la moglie e A.K. e Holly iniziano una storia d'amore assieme.

Il film di esordio di Madonna è indubbiamente sopra le righe. Il folkloristico protagonista, cantante dei Gogol Bordello (e meravigliosamente doppiato da Massimiliano Cutrera), parla direttamente con lo spettatore, sparando massime e dicendo la sua, spesso politicamente scorretta, sul mondo. Un film forte, che scorre bene, con personaggi ben caratterizzati. Sacro e profano è un film originale e ben girato, specialmente per essere un'opera prima. È indubbiamente un film particolare, che incuriosisce ma che non conquista, probabilmente anche a causa del finale buonista che fa un po' a pugni con lo stile rude della pellicola e con la filosofia del protagonista.

martedì 6 settembre 2011

Nuovo Cinema Paradiso (1988)


Nuovo Cinema Paradiso
Italia/Francia, 1988, colore, 173' (2h 53') (director's cut)
Regia di Giuseppe Tornatore

Visto ieri su Rai 3.

Salvatore Di Vita (Jacques Perrin), regista di successo, riceve una telefonata da Giancaldo, il paese natio lasciato trent'anni prima, nella quale la madre lo informa della morte di Alfredo (Philippe Noiret). Salvatore inizia così a ricordare la sua infanzia al paese e di quando da bambino (Salvatore Cascio) si intrufolava in cabina di proiezione per carpire i segreti del lavoro di Alfredo, il proiezionista del villaggio al Cinema Paradiso. Nonostante la madre (Antonella Attili) disapprovi la passione di Salvatore per il cinema (all'epoca le pellicole prendevano fuoco facilmente e il lavoro era delicato e pericoloso) ed anche Alfredo tenti di dissuadere il ragazzino dall'intraprendere il suo stesso lavoro, a Salvatore il cinema piace e continua a frequentarlo. Quando Alfredo, per superare gli esami elementari, chiederà a Salvatore di farlo copiare, questi aiuterà l'amico dietro la promessa di insegnargli il lavoro di proiezionista. Nel frattempo varia umanità affolla il cinema: l'analfabeta Ignazino (Leo Gullotta) che fa la maschera, padre Adelfio (Leopoldo Trieste) che visiona le pellicole in anteprima facendo togliere tutte le scene di bacio, quello che dalla galleria sputa sempre sugli spettatori della platea, quello che regolarmente si addormenta e quello che sa già il film a memoria, anticipandone le battute. Una sera la pellicola si brucia e l'intera cabina di proiezione prende fuoco. Salvatore, nonostante sia solo un bambino, trarrà in salvo Alfredo sottraendolo dalle fiamme. Nell'incidente Alfredo perde la vista e così Salvatore, unico in paese a saper far funzionare il proiettore, diventerà il nuovo proiezionista nel Nuovo Cinema Paradiso, ricostruito grazie alla generosità di Spaccafico (Enzo Cannavale), un napoletano che poco tempo prima aveva vinto un'enorme somma alla Sisal. Nonostante la sua cecità, Alfredo continua a frequentare la sala di proiezione anche quando Salvatore diventa un giovanotto (Marco Leonardi), facendogli compagnia e dandogli consigli di vita. Salvatore, nel frattempo dimostra enorme spirito di iniziativa, come quando esce il film Catene che Salvatore riesce a proiettare in due cinema diversi facendo portare l'unica pellicola concessa dal distributore da uno all'altro tra il primo e il secondo tempo. Ad un certo punto Salvatore conosce Elena (Agnese Nano) e se ne innamora. La storia tra i due, fortemente osteggiata dal padre di lei, prosegue ugualmente finché a Salvatore arriva la cartolina precetto. Come orfano di guerra (il padre è morto nella Campagna di Russia) Salvatore non dovrebbe partire militare ma, per un disguido burocratico, il ragazzo è costretto a fare più di un anno di naia. Nel frattempo il padre di Elena viene trasferito e Salvatore della ragazza non ne sa più niente. Quando Salvatore torna a Giancaldo trova un amareggiato Alfredo che gli consiglia di andarsene, di tornare a Roma e di non ritornare mai più in paese. Cosa che Salvatore farà finché non riceverà la notizia della morte dell'amico, quella stessa che ha aperto il film. Al paese Salvatore ritrova l'anziana madre (Pupella Maggio), Ignazino, Spaccafico e soprattutto il cinema chiuso da sei anni per mancanza di pubblico (dopo che, come si evincerà da una locandina, è stato trasformato anche in cinema porno). Salvatore e sua madre finalmente riusciranno a parlarsi come non sono mai riusciti a fare. Salvatore riuscirà a vedere anche Elena, ormai cresciuta (Brigitte Fossey), che nel frattempo è tornata al paese e si è sposata con uno degli amici di infanzia di Salvatore. Sarà Elena a rivelargli che è stato proprio Alfredo a consigliarla di non cercare più Salvatore perché destinato a fare grandi cose nella vita. Elena, nel lasciare Giancaldo, aveva lasciato comunque un biglietto a Salvatore, biglietto che però Salvatore non vide all'epoca ma che ritrova mettendo sottosopra la sala di proiezione del cinema ormai chiuso. Salvatore cerca di riavvicinarsi a Elena ma lei gli risponde che per i due non c'è un futuro ma solo un passato che non può tornare. Il vecchio cinema viene abbattuto sotto gli sguardi commossi di Spaccafico e dell'intera cittadina. Salvatore torna a Roma con una pellicola che Alfredo gli ha lasciato e, quando la fa proiettare, scopre che dentro ci sono tutti i baci che padre Adelfio gli aveva fatto tagliare.

Un meraviglioso film sul cinema. Di quando il cinema era un rito collettivo, un modo di riunire il paese davanti ad uno schermo che proietta illusioni. Un film sul tempo che passa, inclemente. Nuovo Cinema Paradiso è un romantico atto d'amore nei confronti del cinema di sempre. Un ricordo affettuoso di qualcosa che già allora (e oggi, a 23 anni di distanza, ancora di più) stava cedendo il passo alla televisione. Girato magistralmente e ancor meglio recitato (le scene con Philippe Noiret e Salvatore Cascio sono spettacolari), il film scorre liscio e non stufa mai neanche nella versione "director’s cut" che è di 18 minuti più lunga di quella presentata al Festival di Cannes (dove vinse, nel 1989, il Grand Prix Speciale della Giuria) e di ben 49 minuti più lunga della "Versione Internazionale". Il film si aggiudicò, più che meritatamente, l’Oscar come miglior film straniero nel 1990.

domenica 4 settembre 2011

Sognando Beckham (2002)


Sognando Beckham
Bend It Like Beckham, Germania/UK/USA, 2002, colore, 112' (1h 52')
Regia di Gurinder Chadha

Visto ieri su Rai Movie.

Jess (Parminder Nagra) è una ragazza indiana che vive a Londra ed ha una passione fortissima per David Beckham. Fanatica di calcio, Jess gioca più che discretamente con gli amici al parco, tra cui Tony (Ameet Chana), un ragazzo indiano molto amico della ragazza. Quando Jules (Keira Knightley), una ragazza inglese, nota le abilità di Jess, le offre la possibilità di giocare in una squadra allenata dal giovane Joe (Jonathan Rhys-Meyers). I genitori di Jess, però, sono tradizionalisti e vorrebbero che la figlia continuasse a studiare, si trovasse un marito e si sposasse, come sta facendo la sorella Pinky (Archie Panjabi). Grazie a numerosi sotterfugi Jess riesce a giocare quasi tutte le partite finché in una trasferta in Germania Jules scopre l'amica in teneri atteggiamenti con Joe e, colta da gelosia, litiga con l'amica. I rapporti tra Jeff e Jules si riappianeranno in breve tempo ma i genitori continueranno ad osteggiare la passione della figlia. Nonostante la finale del torneo cada proprio lo stesso giorno del matrimonio di Pinky, il padre di Jess (Anupam Kher) permette alla figlia di giocare e, grazie ad un gol della ragazza, la squadra conquista la vittoria. Un osservatore americano presente alla finale offre a Jess e a Jules una borsa di studio negli Stati Uniti per permettere loro di diventare calciatrici professioniste. Jess, grazie anche all'aiuto di Tony, che nel frattempo ha rivelato alla ragazza di essere omosessuale, riesce a convincere i genitori a lasciarla andare. All'aeroporto Jess e Joe si dichiarano il loro amore e le due ragazze partono per l'avventura americana.

Esile teen-comedy inglese in salsa Bollywood, il film ha sbancato i botteghini diventando in breve tempo una pellicola di culto. Onestamente trovo difficile capire le ragioni di questo enorme successo. La storia parla di amicizia, di emancipazione religiosa e, blandamente, anche sessuale, dei valori della famiglia ma anche di credere nei propri sogni. Però sono tutte cose già viste e raccontate, forse persino meglio, in molti altri film. Sognando Beckham scorre molto bene – a parte qualche momento nella parte centrale in cui le fasi "bugia ai genitori / partita / rientro a casa dopo essere stata scoperta" diventano un po' troppo ripetitive – è recitato bene, con una regia anonima ma non sciatta, ma a cui forse sono stati attribuiti meriti che obiettivamente non ha.

sabato 3 settembre 2011

La macchia umana (2003)


La macchia umana
The Human Stain, USA, 2003, colore, 106' (1h 46')
Regia di Robert Benton

Visto ieri su Rai Movie.

Il professor Coleman Silk (Anthony Hopkins) viene cacciato dalla scuola in cui insegna da anni per aver involontariamente chiamato "zulù" due neri. La moglie non regge al trauma e muore di infarto tra le sue braccia. Qualche anno dopo Coleman si presenta da Nathan Zuckerman (Gary Sinise), giovane scrittore che si è volontariamente isolato dal mondo, per chiedergli di scrivere le sue memorie. Nathan accetta e Coleman gli racconta la sua vita. Nel frattempo l'ex professore conosce Faunia (Nicole Kidman), un'incolta addetta alle pulizie dal passato burrascoso e dall'infanzia piena di abusi e vessazioni e se ne innamora, nonostante lei sia molto più giovane di lui. Faunia contraccambia questa passione e i due finiscono più volte a letto assieme finché non ricompare Lester (Ed Harris), l'ex marito della donna. Lester, reduce del Vietnam e con chiari problemi psicologici, non tollera la relazione tra Coleman e Faunia e cerca di ostacolarla in tutti i modi. Tale relazione è molto chiacchierata anche in città: lettere anonime gettano fango su Coleman e anche Nathan cerca di far desistere lo stesso Coleman dal continuare la sua folle storia d'amore.
Alla narrazione del presente si allacciano i ricordi del giovane Coleman (Wentworth Miller), ricordi dei problemi di essere figlio di due genitori di colore, dei suoi sforzi fortemente osteggiati dal padre per diventare un pugile professionista, della tragica morte del padre durante il suo lavoro di cameriere sui treni, del dover decidere di dichiararsi "bianco" per il resto della vita per sfuggire ai pregiudizi razziali ma per questa scelta dover rinunciare a vedere la famiglia, al non poter mai fare un figlio per paura che il segreto venga svelato e al non potersi salvare dall'accusa di razzismo semplicemente rivelando le sue origini.
Alla fine Lester riuscirà ad uccidere Coleman e Faunia mandandoli fuori strada con la macchina. Al discorso funebre i professori che votarono per far cacciare Coleman dalla scuola si pentono, ormai troppo in ritardo, per non avere aiutato quando avrebbero potuto un amico in difficoltà mentre la sorella di Coleman rivela a Nathan l'intera storia di suo fratello.

Film complesso e articolato, difficile da cogliere nel profondo alla prima visione. Il professor Silk è un uomo che ha dovuto mentire per tutta la vita, un uomo che ha dovuto rinunciare alla famiglia per poter vivere una vita da bianco che se da un lato gli ha dato maggiore libertà nel rapporto con la società, dall'altro gli ha costruito una gabbia che lo ha privato di ogni legame affettivo escluso quello della moglie (alla quale, comunque, non ha mai rivelato il suo segreto). La macchia umana è un film lento, benché non sia mai noioso, con una regia abbastanza anonima. Il film si concentra un po' troppo – e un po' troppo morbosamente – sull'amore fisico dei due protagonisti, trascurando altri particolari che potenzialmente potevano essere altrettanto interessanti, come il rapporto con Nathan – talmente sottile nel film che viene da domandarsi se meritava davvero citare –, il rapporto di Coleman con la famiglia o l'effettivo livello di "ignoranza" di Faunia – che nel film non traspare quasi per niente, se non in un breve monologo un po' troppo fine a sé stesso. Buona la prova dei singoli attori anche se manca leggermente l'amalgama tra loro. Ognuno recita perfettamente la sua parte ma interagisce poco con gli altri personaggi – a parte forse, e comunque non sempre, i due protagonisti –, colpa più che altro di una sceneggiatura non all'altezza dei nomi degli attori in gioco.

Casablanca, Casablanca (1985)


Casablanca, Casablanca
Italia, 1985, colore, 109' (1h 39')
Regia di Francesco Nuti

Visto ieri su Rai 3.

Seguito di Io, Chiara e lo Scuro. Francesco (Francesco Nuti) e Chiara (Giuliana De Sio) stanno ancora assieme ma Francesco ha lasciato il biliardo e si è messo a fare il cameriere girando di città in città mentre Chiara cerca di sfondare con il sax. Un giorno un ricco e giovane agente, Daniel (Daniel Olbrychski), offre a Chiara un prestigioso lavoro su una nave da crociera, suscitando la gelosia di Francesco. Chiara parte e Francesco accetta la proposta del Merlo (Novello Novelli) di partecipare ad un torneo di biliardo a Casablanca. Mentre il torneo si svolge e Francesco batte avversario dopo avversario, la nave su cui Chiara sta lavorando fa scalo proprio a Casablanca e i due si incontrano casualmente in un locale che ricorda molto il Rick's Café Américain del film Casablanca. Chiara vuole riavvicinarsi a Francesco ma lui inizialmente la snobba finendo però poi per cedere alle insistenze di Chiara finché i due si riappacificano. I due terminano la serata facendo l'amore nel deserto ma, a causa di un intoppo con la macchina, Francesco arriva tardi alla semifinale e la perde. Però lo Scuro (Marcello Lotti), che ha accesso diretto alla finale come "testa di serie", gli cede il suo posto. Francesco si scontra con Domingo Acanfora e vince la partita grazie ad un'ottavina reale. All'ultimo colpo assiste anche Chiara, così i due si rimettono assieme e cominciano a progettare il loro futuro assieme. Già sul taxi per l'aeroporto, però, sorgono i primi problemi (gli impegni dei due sono così inconciliabili che finirebbero per stare assieme pochissimi giorni all'anno). All’aeroporto, dunque, Francesco lascia partire Chiara da sola (in un'altra scena-fotocopia della scena finale di Casablanca) e torna a bere da solo al Rick's Bar. Ben presto, però, Chiara lo raggiunge accettando la proposta di Francesco di restare a Casablanca per il resto della loro vita.

Prima regia di Francesco Nuti che deve molto sia al Maurizio Ponzi di Io, Chiara e lo Scuro, di cui questo film sembra quasi la fotocopia, sia al Michael Curtiz di Casablanca, a cui questo film si ispira forse un po' troppo. Il film nel complesso è godibile ma forse qua e là pecca eccessivamente di faciloneria (ad esempio quando lo Scuro gli cede il posto alla finale o nella ricerca dell'introvabile Rick's Bar sotto finale). Casablanca, Casablanca è molto smielato, comico quanto basta (carina la macchietta del portiere dell’albergo) e un po' troppo Nuti-centrico. Sembra, infatti, che il protagonista non sia Francesco Piccioli ma Francesco Nuti stesso, con le sue manie, i suoi tic, le sue fobie e soprattutto il suo pensiero. In certi momenti è come se Nuti prendesse il sopravvento su Piccioli e prendesse decisioni al posto suo, e questo spiazza non poco lo spettatore. Un film trasognato più che romantico, un film che non è affatto brutto ma che in più di un punto perde la direzione e non fa capire quale strada si stia seguendo.