lunedì 1 novembre 2010

Intervista col vampiro (1994)


Intervista col vampiro - Cronache di vampiri
Interview with the Vampire: The Vampire Chronicles, USA, 1994, colore, 123' (2h 3')
Regia di Neil Jordan

Visto in DiVX in occasione di Halloween.

Louis de Pointe du Lac (Brad Pitt) è un vampiro che decide di raccontare a Daniel Malloy (Christian Slater), giovane giornalista in cerca di uno scoop, la sua storia di "non-morto". Le vicende narrate da Louis prendono il via nel 1791 quando incontra il vampiro Lestat de Lioncourt (Tom Cruise) che lo trasforma in un suo simile. Benché sia stato lo stesso Louis a chiedere a Lestat di essere trasformato, egli fatica ad accettare la sua nuova condizione di vampiro, almeno fino a quando non incontra la piccola Claudia (Kirsten Dunst). Figlia di una donna morta per la peste, Claudia viene trasformata in vampiro da Louis e Lestat i quali la adottano e le fanno da padre. Il "ménage familiare" tra i tre vampiri sembra filare perfettamente però man mano che Claudia cresce (mentalmente ma non fisicamente, essendo i vampiri costretti a mantenere lo stesso aspetto esteriore di quando sono stati vampirizzati) la tensione e gli screzi aumentano. La situazione precipita quando Claudia tenta di uccidere Lestat facendogli bere sangue di un morto. Lestat riesce a sopravvivere e, per sfuggire alle sue ire, Louis e Claudia sono costretti a fuggire in Europa. I due girano per anni tutti i Paesi europei in cerca di loro simili ma è solo a Parigi che Louis incontra Armand (Antonio Banderas), vampiro decano a capo di una sorta di Corte di attori non-morti. Louis rimane subito affascinato da Armand perché vede in lui il maestro saggio che Lestat non è mai stato. Claudia, che teme di perdere Louis, gli chiede di vampirizzare Madeleine (Domiziana Giordano), una donna che ha da poco perso una figlia e che sarebbe una perfetta madre per la piccola vampira. Louis accetta ma interviene la Corte di Armand che uccide le due donne esponendole alla luce solare. Per vendicarsi Louis dà fuoco al covo di Armand, sterminando di fatto l'intera Corte.
Distrutto e sempre più perplesso sulla sua condizione di vampiro, Louis torna negli Stati Uniti dove passa gli ultimi anni in uno stato di apatia perenne. Nel frattempo Louis ha modo di rincontrare Lestat, ridotto ormai all'ombra di sé stesso.
Alla fine Daniel, il giornalista, si mostra molto deluso di come si sia conclusa l'intervista e manifesta il desiderio di essere trasformato in vampiro. Louis non l'accontenta e Daniel se ne va. Tornando a casa il giornalista incontra Lestat, risorto ai fasti di un tempo, che gli propone la scelta se morire o diventare un vampiro.

La storia, tratta dall'omonimo romanzo di Anne Rice, è molto interessante perché presenta la figura del vampiro in maniera diversa rispetto all'iconografia classica. Il vampiro non è (solo) lo spietato mostro assetato di sangue che insedia giovinette nei vicoli bui con l'unico scopo di addentarle sul collo, ma è anche una figura tormentata che può avere rimorsi di coscienza, che può sentirsi inadeguato nella società o nel rapportarsi con gli altri, siano essi umani o vampiri. Il film però risulta terribilmente lento e a tratti di difficile comprensione. Tutta la vicenda francese, ad esempio, appare nebulosa ed è davvero arduo comprendere il senso di quella parte di film.
Il film può contare su nomi di un certo calibro, ma quasi tutti sembrano fuori ruolo, a parte la giovane Kirsten Dunst. Nonostante il cast stellare davvero si fatica ad affezionarsi a uno qualunque dei protagonisti o ad appassionarsi alle loro storie. Inoltre, benché i personaggi siano ben tratteggiati, spesso risulta complicato comprendere le motivazioni che li spingono ad agire in una determinata maniera.
Pur non essendo un horror nel senso classico del termine, le atmosfere del film sono comunque molto cupe. C'è un'aria di decadenza che pervade tutte le scene ed è molto ben resa; il problema è che quest'aria non cambia minimamente né col passare del tempo (tra l'800 e la fine del '900) né con gli spostamenti geografici (tra gli Stati Uniti e l'Europa). Probabilmente il regista voleva dare un senso di immutabilità al film, però l'unico effetto è quello di rendere lo eccessivamente statico.