lunedì 24 giugno 2013

Imago mortis (2009)


Imago mortis
Italia/Spagna/Irlanda, 2009, colore, 96' (1h 36')
Regia di Stefano Bessoni

Visto ieri su Italia 1.

Bruno (Alberto Amarilla) è uno studente spiantato, rimasto orfano da poco, che frequenta il corso di Cinematografia all'università F. W. Murnau e che, per guadagnare qualche soldo extra, gestisce e riordina l'archivio cinematografico della scuola.
Un giorno, intento a fare foto per un compito, vede un cadavere sgozzato che apre gli occhi, lo fissa e si alza in piedi. È, ovviamente, un'allucinazione ma Bruno continua ad averne, e in tutte vede sempre lo stesso ragazzo, prima che gli indica qualcosa nell'archivio e poi in mezzo a un bosco. Guardando la pellicola indicatagli nella visione (un vecchio filmato di una gita nei dintorni dell'istituto) Bruno vede lo stesso ragazzo in una grotta, detta "il pozzo della morte", distante solo un'ora dalla scuola.
Bruno decide di andare a visitare il luogo in compagnia di Arianna (Oona Chaplin), un'altra allieva dell'ateneo, e là i due trovano un "tanatoscopio", uno strumento che, ben prima della fotografia, cercava di catturare le immagini dalle retine degli occhi delle persone appena morte. Tutti i professori dell'istituto sono molto interessati all'oggetto, in particolare il professor Olinsky (Álex Angulo). Qualcuno, però, ruba l'apparecchio dalla camera di Bruno. Olinsky è tassativo: o Bruno ritrova il tanatoscopio o verrà espulso dall'università.
Un giorno Bruno va dal signor Astolfi (Francesco Carnelutti) per ritirare vecchi film per l'archivio. Là Bruno, notando su un tavolino i tentativi di Astolfi per ricostruire un tanatoscopio, racconta all'uomo la storia del ritrovamento e la strana reazione di Olinsky. Astolfi caccia Bruno in malo modo, senza dare spiegazioni. La sera, tornando nella sua stanza, Bruno trova un agnello scuoiato e sventrato, inchiodato a un tavolo.
Bruno e Arianna cercano informazioni e finiscono dalla contessa Orsini (Geraldine Chaplin), proprietaria della scuola, che spiega loro che il tanatoscopio ritrovato era originale e faceva parte di un film tedesco incompiuto. Una volta acquistato dalla contessa, assieme alla sceneggiatura originale del film, Astolfi e Olinsky avevano deciso di completare la pellicola girando le scene mancanti. Durante la realizzazione del film, però, una ragazza - fidanzata del figlio di Astolfi, Sebastiano (Lorenzo Pedrotti) - morì proprio a causa del tanatoscopio. Sebastiano nascose l'oggetto e si suicidò gettandosi da una finestra.
Bruno e Arianna guardano il film incriminato e scoprono che il fantasma visto da Bruno è proprio Sebastiano. Così Bruno decide di intrufolarsi in casa di Astolfi per cercare il tanatoscopio, sospettando che possa averlo rubato lui, e là vede i fantasmi di Sebastiano e della ragazza. Spaventato, Bruno corre da Orfeo (Paolo De Vita), il "bidello" della scuola, ma lo trova inchiodato al tavolo e senza occhi. Bruno tenta di rivelare i suoi sospetti alla contessa ma Olinsky lo prende per pazzo e, davanti a tutta la scuola, gli dà sottilmente del disturbato.
Una notte Bruno trova Elena (Silvia De Santis) e Matteo (Matteo Danese) morti ma, prima che possa avvisare qualcuno, viene colpito e cade svenuto. Al mattino dei corpi non c'è traccia ma i due studenti mancano all'appello. Anche Aki (Jun Ichikawa) e Ozu (Kenji Kohashi), altri due studenti dell'ateneo, vengono uccisi.
Bruno si reca da Astolfi che sproloquia dando l'impressione di essere il colpevole. Bruno allora cerca Arianna ma viene aggredito da Leilou (Leticia Dolera) che è la vera colpevole e che l'ha fatto per realizzare il suo corto e fare buona impressione su Olinsky (il quale le ha insegnato come usare l'apparecchio). Arriva Astolfi che ferisce a morte Leilou, salvando così Bruno e Arianna, e che realizza su di sé una tanatografia perfetta (ovvero la tanatografia di una persona che muore nello stesso istante del soggetto della tanatografia), nella speranza che questo chiuda il cerchio e liberi l'anima di Sebastiano. La tanatografia riesce e le anime dei due ragazzi se ne vanno felici.
Bruno e Arianna lasciano per sempre l'istituto mentre Olinsky e la contessa si beano del ritrovamento della macchina, della tanatografia di Astolfi e delle riprese di Leilou.

Il film, dal punto di vista tecnico, non è così male. La regia è interessante, mostra ciò che deve mostrare, nasconde ciò che non va visto ed è, tutto sommato, buona. I problemi sorgono in fase di sceneggiatura e di montaggio. Ci sono scene completamente prive di senso: Bruno che trova l'agnello sgozzato, realizzata col solo intento di far sobbalzare sulla poltrona lo spettatore; lo studente che osserva il dialogo tra Bruno ed Elena; la contessa che lecca un serpente. Scene inutili, slegate dal conteso e che lasciano solamente perplessi, senza aggiungere niente alla trama.
E poi: tutta la storia delle foto per scegliere (testuale) «i ruoli in un corto» (credevo si basassero sulle competenze cinematografiche, non sull'abilità di fare le foto migliori); il fatto che il colpevole sia una sconosciuta che appare quasi mai nel film; l'orrido (e stupido) movente per i delitti; il fatto che muoiano (almeno) cinque persone ma che nessuno, a parte Bruno, si preoccupi di dove siano finite.
E ancora, la paraculaggine dei riferimenti a un certo Cinema: l'istituto Murnau, il nomignolo "Caligari" con cui viene chiamato Olinsky, lo studente che si firma con lo pseudonimo Topor, lo studente che si chiama Ozu...
Insomma, in sé non un brutto film (il successivo Krokodyle, sempre dello stesso autore e regista, è molto peggio) ma più cura in alcuni aspetti, specialmente in quello della scrittura, avrebbe giovato perché, visto così, il film appare davvero come una sciocchezzuola raffazzonata.