domenica 30 giugno 2013

Searching for Sugar Man (2012)


Searching for Sugar Man
Searching for Sugar Man, Svezia/UK, 2012, colore e b/n, 86' (1h 26')
Regia di Malik Bendjelloul

Visto ieri al cinema Ariston dei Fabbri di Trieste.

Sixto Rodriguez era un cantautore statunitense (ma con origini messicane) di stampo dylaniano che nei primi anni '70 ha inciso due dischi di scarsissimo successo commerciale, nonostante gli addetti ai lavori considerassero Rodriguez un genio e valutassero i suoi testi migliori persino di quelli del già citato Dylan. Ben presto Rodriguez sparì dalla circolazione ma i suoi due dischi, arrivati fortuitamente in Sudafrica, riscossero un successo strepitoso e costituirono un primo inizio alla guerra contro l'Apartheid. In questo modo in Sudafrica Rodriguez è diventato uno dei cantanti più famosi e seguiti. Tanto grande la fama e tanto scarse le informazioni su di lui, visto che tutto quello che si sa di Rodriguez è che è morto suicida in circostanze misteriose (alcuni dicono che si sia sparato dopo un concerto andato male, altri che si sia addirittura dato fuoco). Due giornalisti musicali, Stephen "Sugar" Segerman e Craig Bartholomew Strydom, decidono così di raccogliere informazioni su Rodriguez e cercare di ricostruire la sua vita finché scoprono, con estrema sorpresa, che l'uomo non è affatto morto ma è vivo e vegeto e ha una famiglia a Detroit.
I due giornalisti lo vanno a trovare e lo invitano a tenere una serie di concerti in Sudafrica che faranno il tutto esaurito con decine di migliaia di spettatori.

Searching for Sugar Man è un documentario straordinario dove in ogni istante traspaiono profondi l'amore e la passione che gli autori hanno per Rodriguez. La storia viene svelata poco a poco, senza inutili spoiler, lasciando lo spettatore sempre incuriosito e desideroso di sapere come evolverà la vicenda. Ed è interessante come la stessa identica tensione il regista sia riuscito a mantenerla non solo nella prima parte, quella della ricerca, ma anche nella seconda parte, quando la curiosità di sapere che fine abbia fatto Rodriguez è ormai scemata. Un film che, oltretutto, prescinde l'interesse per il tipo di musica raccontato ma che diventa un racconto universale di ricerca e di documentazione.
Le riprese sono stupende: inquadrature non banali, ricercate ma apparentemente semplici e naturali, come ad esempio quelle iniziali di Detroit, non comuni ma precise e puntuali nel descrivere l'ambiente raccontato, oppure la carrellata che dal mostrare Cape Town finisce nel negozio di dischi col proprietario che porta dentro la tabella. Si capisce, insomma, che c'è stato un lavoro non indifferente di ricerca delle location e delle inquadrature e di ciò va dato merito al regista.
In definitiva, un film che va visto assolutamente e che può andare fiero di avere conquistato nel 2013 l'Oscar® come miglior documentario.